mercoledì 22 gennaio 2014

IL TALENTO DI MR. RIDLEY

L’ultima fatica di Ridley Scott, The Counselor, ne conferma le capacità ed il talento.
Attraverso le vicissitudini di un procuratore innominato che decide di inserirsi nel commercio internazionale di stupefacenti, il regista britannico affronta complessi temi esistenziali: la necessità di essere consapevoli delle proprie scelte e delle loro conseguenze, l’importanza di assumersene la responsabilità, il difficile quanto inevitabile confronto dell’essere umano con il proprio destino, di cui si è ora vittima ora artefice.


Ridley Scott mi ha stupito due volte, in negativo ed in positivo. All’uscita dal cinema, da estimatore del regista, ho pensato che l’opera fosse un flop, non all’altezza di opere come Alien, Blade Runner o Il gladiatore.




Rimeditandola a distanza di una settimana, mi sono stupito una seconda volta, perché l’opera è in realtà meritevole di grande attenzione, soprattutto da parte del pubblico più giovane e di coloro i quali si trovano di fronte ad un bivio, o non accettano di trovarcisi; il costante richiamo all’importanza delle scelte, alla loro gravità e alla loro improcastinabilità, sembra quasi un monito.
Qualora decidiate di seguire il mio consiglio e di andarlo a vedere, vi invito a soffermarvi su tre passaggi fondamentali che riassumono la filosofia del film: il dialogo tra il procuratore (Michael Fassbender) e Westray (Brad Pitt), la conversazione telefonica tra il protagonista e Jefe (Rubén Blades), ed il dialogo tra Malkina (Cameron Diaz) e Michael (Goran Višnjić).
Vi suggerisco di assaporare queste tre conversazioni, soppesandone i toni e le parole, perché tirano le fila del discorso, permettendo allo spettatore di avere una visione completa e chiara delle vicende narrate e del loro vero significato.
 



Il cast è pieno di nomi di pregio, la recitazione è impeccabile, bellissima la fotografia; insoddisfacente il montaggio delle scene, che a tratti disorienta lo spettatore, che in certi punti si ritrova a seguire la storia con difficoltà; la crudeltà delle vicende viene un po’ troppo enfatizzata, risultando a tratti eccessiva.
Nel complesso il film merita, e contribuisce ad iniziare bene il 2014 cinematografico.

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