lunedì 3 luglio 2017

UN MEDIOCRE ECCEZIONALE

Genio o macchietta?
E' questa la domanda che qualche italiano si sarà fatto su Paolo Villaggio, che ha pensato bene di salutare questo mondo in data 03.07.17.
Sicuramente la sua creatura più famosa, il Rag. Ugo Fantozzi, rimane uno dei più interessanti e gustosi ritratti della società italiana contemporanea.
Oggi la rete è intasata di omaggi al noto artista genovese, classe 1932, e le citazioni si sprecano, specie quelle delle vicende che vedono protagonista il ragioniere più famoso d'Italia. E non è un caso, perché forse è nell'alter ego Fantozzi che si cela la risposta alla domanda iniziale.
C'è da dire che le storie, nate carta e diventate pellicola, sono incentrate su una strana trinità, Villaggio - Fantozzi - Voce narrante, caratteristica che rende l'opera più unica che rara. Che l'autore si sia confuso con la creatura, o che il personaggio Villaggio non sia riuscito a tenere a bada il proprio egocentrismo? 
Se volessimo invitare un amico straniero a vedere un film di Fantozzi, dovremmo avvertirlo che per capirne la crudele ironia non basta conoscere la lingua italiana, ma è necessario anche conoscere gli italiani.
Villaggio infatti, per mezzo della sua creatura più famosa, ci fornisce una radiografia, completa e spietata, di noi italiani, senza tralasciare alcun aspetto, pubblico o privato. Il successo dell'operazione scaturisce dalla coralità delle storie, perché se è vero che il protagonista indiscusso rimane Fantozzi/Villaggio, è pur vero che egli viene letto alla luce del rapporto con gli altri personaggi che popolano il suo mondo: la moglie Pina, il Geom. Filini, il Megadirettore e molti altri, quasi a suggerire che ciò che siamo ha origine dal modo in cui decidiamo di rapportarci con gli altri.
Non ci dimentichiamo che la prima voce udita dallo spettatore, all'inizio del primo film, è quella della Signora Pina, la quale non ha più notizie del marito da diciotto giorni e quindi, come spiega all'indifferente centralinista della Megaditta, si sta permettendo di "cominciare ad essere rispettosamente in pensiero."(cit.)



A seguire, in un crescendo narrativo, si materializzano gli altri personaggi, accomunati dal medesimo obiettivo: trovare Fantozzi, bizzarro epicentro di quel piccolo e laborioso mondo. Anonimo, sfortunato e a tratti miserabile, tutto il mondo sembra cercarlo e ruotare intorno a lui, anche se non sempre con buone intenzioni.
Per mezzo della creatura Fantozzi, Villaggio arriva perfino a raccontare la psiche dell'italiano medio, attraverso due personaggi che risaltano in mezzo al coro: la Signorina Silvani (interpretata da Anna Mazzamauro) e la figlia Mariangela Fantozzi (interpretata da Plinio Fernando).
La prima, suo sogno erotico da sempre, rappresenta il mondo dei sogni e dei desideri, dove ogni persona dovrebbe essere libera: anche in questo mondo, Fantozzi rimane legato alla dimensione dell'ufficio; inoltre, essendo la Silvani poco attraente, sembra quasi che Fantozzi non si riconosca nemmeno il diritto di sognare, quasi volesse dire a sé stesso: sono un uomo mediocre e merito sogni mediocri.


La seconda, in quanto figlia, rappresenta la speranza nel futuro: una speranza che Fantozzi non coltiva, poiché non vi nutre alcuna fiducia, e che non cerca di coltivare. Importante è la scena in cui i dirigenti della Megaditta umiliano la bambina deridendola per il suo aspetto fisico (Fantozzi - 1975). Papà Fantozzi si avvicina e, abbracciata la bambina, si rivolge ai dirigenti e augura loro buone feste, tenendo accanto a sé la filgia. Non urla. Non si incazza Non reagisce. Questa è solo una delle tante occasioni in cui Fantozzi prenderà le distanze dalla figlia, vergognandosi del suo aspetto, nonostante ella cerchi il suo affetto, arrivando perfino a picchiarla quando scopre che è incinta, dopo essere stata sedotta dal Loris Batacchi (Andrea Roncato), collega di lavoro della donna e donnaiolo erotomane (Fantozzi subisce ancora - 1983). Crescendo la figlia trova la sua strada, per diventare infine uno dei (tanti) carnefici del padre (Fantozzi in Paradiso - 1993).


Nel corso degli anni, ho scoperto che Fantozzi piaceva a meno persone di quanto si possa pensare, perché ad alcuni non faceva ridere, mentre altri lo trovavano triste.
Forse Villaggio era riuscito a dipingere i suoi contemporanei troppo bene e. diciamolo, ad alcuni non piace guardarsi bene allo specchio, specie agli italiani.
Forse è per questo che Villaggio /Fantozzi ha avuto meno successo di quanto si possa pensare, o perchè la gente ricordi più le parolacce e le battute scurrili piuttosto che le riflessioni acute e spietate.
E quindi si torna alla domanda iniziale: era un genio o una macchietta?
Non so dare una risposta. 
Mi limiterò a dire che è stato un piacere, e concludo dicendo....


...vadi, Ragioniere!

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